MUORE IL CORALLO DELLE ISOLE ANDAMAN Prima parte - Questo articolo è nato da un suggerimento di Marco Carè, che ci ha gentilmente concesso le sue immagini e segnalato per primo il problema del bleaching alle isole Andaman. Poiché riteniamo l'argomento di particolare interesse, invitiamo i nostri lettori ad inviarci suggerimenti, idee, ulteriori immagini, a segnalarci eventuali imprecisioni e quant'altro possa essere utile per completare questo contributo. Grazie e Buona Lettura.
Sopra, una piana coralligena alle isole Andaman distrutta dallo tsunami del 2005. In seguito al violento sisma, la piana si è rialzata (uplifted), provocando la morte di tutti gli organismi marini.
INTRODUZIONE
Il Mare di Andaman, che si estende a ovest del Myanmar e della Thailandia, è delimitato dalla punta nord di Sumatra e dal delta dell’Irawwaddy, oltre che dalle due isole maggiori, ovvero Andaman e Nicobar Islands.
Dal Myanmar a Sumatra, il bacino delle Andaman si estende per oltre 1.200 Km. L'omonimo mare è ricchissimo di reef corallini, ma paradossalmente, è anche poco studiato e visitato dagli scienziati di tutto il mondo, a causa delle contrastanti politiche delle regioni che si affacciano sulle sue acque.
Dal punto di vista geologico, il mare di Andaman vanta una storia complessa, la sua topografia è articolata e il fondale è sepolto dalla notevole quantità di sedimento trasportato dall’ Irawwaddy.
Anche l’oceanografia è altrettanto complessa; il mare di Andaman, vanta, tra l’altro, delle escursioni tidali (di marea), che vanno da 2 a 5 metri. I reef vantano una biodiversità notevole e, sino a poco tempo fa, non hanno mostrato particolari problemi legati alle attività umane, peraltro modeste in questa regione del mondo, funenstata da sempre da terremoti e tsunami.
Purtroppo in questi ultimi anni il fenomeno del bleaching è giunto sino al mare di Andaman, uccidendo moltissime forme del coralligeno, come documentato da numerose testimonianze, come quella di Marco Carè, che ci ha gentilmente concesso alcune immagini di questo e di altri articoli.
Charles Darwin fu il primo scienziato a descrivere le costruzioni coralline dell’oceano Indiano, nel suo libro The Structure and Distribution of Coral Reef, publicato nel 1842. Poi per quasi un secolo nessuno si dedicò più allo studio dei reef della regione. Solo 90 anni dopo, ovvero nel 1933, Alcock e Sewell organizzarono una spedizione naturalistica nel mare di Andaman. Descrissero i grandi reef delle due isole Andaman e Nicobar, quelli lungo le coste del Myanmar, della Thailandia, di Sumatra e i reef di estensione decisamente minore sparsi nelle isole off shore di fronte alle coste della Malaysia e nello stretto di Malacca.
Questa sorta di "gap scientifico" ha prodotto nel tempo una mancanza considerevole di dati biologici della zona. La ragione sta nel fatto che le principali organizzazioni internazionali sotto l’egida dell’UNEP (United Nations Environment Programme), della IUCN e della Global Coral Reef Monitoring Network (GCRMN), hanno sempre attuato politiche limitate e poco incisive. Così, il mare di Andaman, appare diviso dal punto di vista conoscitivo, nella porzione che comprende, da una parte le due isole maggiori (Andaman e Nicobar) e, dall’altra, Sumatra, la Thailandia e il Myanmar.
GEOLOGIA DELLE ISOLE ANDAMAN
La placca del continente Indiano, è noto, è in collisione con quella Euroasiatica; nel fondo oceanico del Mare delle Andaman corrono diverse placche tettoniche; le principali, che si stagliano da nord a sud, sono due: la placca della Birmania e la placca della Sonda.
La geologia di questo bacino è dunque particolarmente complessa, per cui risulta difficile risalire alla sua storia nei dettagli, fatta di terremoti, tsunami e fenomeni vulcanici (nell’isola di Barren vi è l’unico vulcano attivo del continente subindiano. L’ultima eruzione risale al 1803).
Secondo la ricostruzione di Hall (1998), gli eventi geologici più importanti che hanno coinvolto la regione delle isole Andaman sono stati tre: il primo, che risale a 50 milioni di anni fa, fu la collisione tra la placca Indiana e quella Euroasiatica; questo evento portò alla formazione di valli e montagne e al drastico cambiamento dei sistemi fluviali, che depositarono grandi quantità di sedimenti nella fossa della Sonda (Sunda Trench, nota in letteratura anche come Java Trench). Il secondo evento risale a 25 milioni di anni fa. La placca australiana entrò in contatto con quella indiana. Questo evento apportò notevoli cambiamenti in termini di biogeografia e mise in contatto ambienti un tempo tra loro separati. L’ultimo evento risale a circa 5 milioni di anni fa; si ebbe un cambiamento della rotazione delle placche che portarono la porzione nord di Sumatra e parte della placca del Burma, altro nome italiano, ma poco diffuso, che indica la Birmania, verso la porzione nordest della placca Indiana. Questo evento è associato ad una intensa attività vulcanica che coinvolse le isole Andaman negli ultimi 4 - 5 milioni di anni, anche se, su questo punto, non tutti gli autori concordano.
Non è questa la sede adatta per entrare nei dettagli di eventi geologici complessi, per cui ci siamo limitati ad un breve riassunto per sottolineare comunque che, la zona, è soggetta da tempo a eventi importanti e anche drammatici, come i terremoti del 1847, del 1881, del 1941, del 2004 e del 2005.
Nello stretto della Sonda (che comprende le Grandi Isole - Giava, Sumatra, Borneo, Celebes con le isole limitrofe e il gruppo delle Piccole Isole - Bali, Lambok, Sumbawa, Sumba, Flores, Alor, Vetar e Timor), che separa l'isola di Sumatra da quella di Giava, si trovano varie isolette vulcaniche, fra cui quella di Krakatoa dove, nel 1883, si verificò una catastrofica eruzione.
Le due isole Andaman e Nicobar, non sono altro che le due vette prominenti della catena oceanica che si estende dal Myanmar a Sumatra. Su entrambe le isole troviamo ofioliti risalenti al cretacico e polliw basaltici depositati dal cretacico sino al paleocene.
Durante l’ultima era glaciale, circa 18.000 anni fa, il livello marino era di circa 120 metri inferiore a quello attuale e nei pressi delle isole, oltre che nel resto della regione Indo-Malesiana, prosperavano estesi reef dei quali, tuttavia, non restano molte tracce fossili, anche perchè la trasgressione fu molto rapida, circa 16 metri in 300 anni (Hesp et al. 1998).
Molto importanti, sotto l’aspetto geologico, anche i lavori di Rodolfo (1969) e Curray (2005), che contribuirono alla realizzazione della topografia del mare di Andaman. Tuttavia, come detto all’inizio, la regione è ancora largamente da esplorare. Per esempio, è noto che a ovest dell’isola di Andaman, vi sono banchi coralligeni paralleli alla costa, che si estendono per oltre 20 Km in lunghezza e, accanto a questi, vi sono altri reef più o meno frammentati che non sono mai stati censiti e studiati. Alcuni di questi reef sono stati segnalati ma la loro reale presenza deve essere ancora confermata.
Le diverse formazioni coralligene della zona sono intimamente legate, poiché la loro biogeografia è stata determinata da eventi comuni e, solamente durante l’ultima glaciazione, i diversi reef rimasti isolati hanno dato via a processi di speciazione e quindi alla nascita di endemismi, soprattutto tra i pesci e meno tra gli invertebrati. Le sclerattinie (coralli duri), risalenti al Giurassico e al Triassico, sono osservabili ovunque nella regione, ma poi eventi tettonici più recenti hanno contribuito, appunto, ad isolare diversi bracci di mare che hanno dato vita agli endemismi osservabili oggi (Satapoomin 2002). Diverse specie di pesci endemici sono state descritte da McManus 1985 e da Satapoomin, 2002. Due spedie di Acropora sono endemiche dell’India e dello SriLanka (Wallace & Muir 2005). Frequenti le nuove scoperte e i nuovi record (segnalazioni); l'ultima censita, al momento della stesura di questo articolo, riguarda un record di tre specie note, Montipora gaimardi (Bernard, 1897), Podabcia lankaensis (Veron, 2000) e Podabacia sinai (Veron, 2000) proprio nelle acque dell'arcipelago delle Andaman (Mondal et all., 2011).
Podabacia sinai (Veron, 2000).
LE BARRIERE CORALLINE DELLE ISOLE ANDAMAN
Le comunità dei reef delle isole Andaman sono influenzate da numerosi fattori abiotici e biotici.
Durante il periodo dei monsoni, le masse di aria monsonica che fluiscono da nordest a sudovest, danno origine alla Indian Equatorial Jet, descritta da Wyrtki nel 1973. Essa si muove a velocità medie di 0.7 metri al secondo; si tratta di correnti la cui velocità è molto elevata. Da luglio a settembre, il mare di Andaman è dominato dalla South West Monsoon Current (figura 1), mentre da dicembre a maggio, quando dominano i monsoni da nordest, le correnti cambiano radicalmente in direzione e velocità. Nelle due figure sottostanti sono riportate in forma vettoriale le correnti dominanti nei due periodi descritti:
Sopra, mappa delle correnti superficiali nei periodi dicembre-maggio (northeast monsoon) e giugno-novembre (southwest monsoon), secondo Soegiarto & Birowo (1975) e Soegiarto (1985). Credit: UNEP Regional Seas Reports and Studies No. 69 (1985)
Le due figure, nella loro semplicità, sono paraddosalmente le migliori mai realizzate nella zona di mare che stiamo descrivendo.
Da dicembre a maggio, le acque superficiali entrano nel mare di Andaman da nord, ovvero dal Golfo del Bengala; in seguito si muovono in senso orario per uscire a sud delle due isole di Andaman.
Khokiattiwong (1991), descrisse tuttavia l’influenza delle forze di marea sulle correnti superficiali, che sono responsabili della suddivisione delle masse d’acqua, che porta appunto un'aliquota delle acque in entrata a scorrere lungo la costa ovest della Thailandia attorno a Phuket per uscire poi attraverso lo stretto di Malacca.
Tra le due correnti in divisione, esiste una zona detta mixing zone, che è disposta a nord o a sud di Phuket; il punto esatto della mixing zone sembra essere in relazione all’intensità dei monsoni. Potemra et al. (1991), suggeriscono che le dinamiche circolatorie del mare di Andaman possano cambiare non due ma tre volte durante l’anno. A gennaio, febbraio e marzo, la circolazione generale assume un andamento orario; tra aprile e luglio la circolazione è opposta; da agosto ad ottobre riprende la circolazione oraria.
Purtroppo siamo costretti a semplificare molto. L’articolo di Potemra, apparso sul Journal of Geophysical Research è molto interessante e descrive l’andamento della circolazione stagionale all’interno del Golfo del Bengala in modo abbastanza preciso e dettagliato. Chi volesse approfondire, può reperire facilmente l’articolo online.
Rimane tuttavia il fatto che la reale entità dei moti circolatori è ancora poco chiara e quindi ogni ulteriore intervento sarebbe puramente speculativo. Persino l’entità dei moti di marea risulta insolita e ancora da approfondire.
La complessità dei moti circolatori superficiali e profondi (fenomeni di upwelling sono stati descritti sin dai primi anni ’80), le variazioni di salinità, delle correnti e delle maree influenzano, nel complesso, la produzione primaria e secondaria dell’intero bacino e, quindi, anche la distribuzione e la genesi dei reef corallini.
Molti dei reef delle isole Andaman, sono soggetti a moti di marea semidiurni mesotidali (escursioni di 1 – 2 metri), osservati sia alle Andaman che alle Nicobar, nonché lungo le coste nord e nordovest di Sumatra, mentre fenomeni macrotidali (escursioni di 3 metri) sono osservabili lungo le coste Thailandesi, sino ad arrivare ad escursioni di ben 5 metri presso l’arcipelago Mergui e lungo le coste del Myanmar.
Queste escursioni, mostrano spesso delle anomalie (Dunne & Brown 2001), come quelle eccezionali nel 1994 e del 1997, probabilmente dipese da movimenti di Kelvin. Per nove mesi, dal maggio 1994 al gennaio 1995, il livello del mare decrebbe di 21 cm, mentre per 11 mesi, dal luglio 1997 al maggio 1998, il livello si abbassò di 27 cm. Forse tali anomalie sono il risultato di complesse interazioni oceano-atmosfera, nota come Indian Ocean Dipole.
Altri fattori abiotici che influenzano la crescita e la distribuzione dei reef sono la temperatura e la salinità dell'acqua.
La temperatura media delle acque attorno alle isole Andaman oscilla da 28.1 ° C (gennaio) ad un massimo di 29.8 ° C (maggio), mentre la salinità varia dal 31 al 32.8 per mille. Quest'ultimo range è molto importante perchè, come vedremo, influenza la vita e la crescita dei coralli.
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Bleaching, immagine di Marco Carè, isole Andaman.
I tipici coralli delle isole Andaman appartengono alla classe dei fringing reef, che letteralmente significa coralli a frange (spesso molti testi traducono i termini come barriere a frangenti, ma "frangente" (riferito al mare) in inglese si traduce con il termine surf!
Questa tipologia di reef è nota nella lingua italiana come scogliera marginale e scogliera areale.
Per avere un’idea, le scogliere marginali sono quelle tipiche del Mar Rosso di Sharm e di Marsa Alam; i coralli seguono la linea di costa, ovvero sono dislocati parallelamente alla costa stessa e tendono ad accrescersi verso il mare aperto. Negli oceani di tutto il mondo questa tipologia di reef è la più diffusa e copre una superficie di oltre 320.000 Km quadrati, ovvero oltre il 50% delle barriere coralline del globo (Schwartz Maurice L.).
Sopra, evoluzione geologica delle strutture coralligene, dai fringing reef alle barriere coralline - Immagine Pinet Paul R., Jones & Bartlett Learning.
Le barriere marginali sono particolarmente sensibili alla sedimentazione e alle variazioni di salinità per cui, ogni apporto di acque dolci ne influenza lo sviluppo. Ecco perchè la scogliera marginale più estesa al mondo, quella che si sviluppa lungo le coste del Mar Rosso, ha raggiunto la lunghezza di circa 4.000 Km; il clima secco e l'assenza di apporti fluviali sono i fattori principali che ne garantiscono la sopravvivenza. Per maggiori informazioni vedere l'articolo I reef marginali.
Sewell (1935), è stato il primo autore a descrivere i coralli delle Andaman. Ma solo nel 2001 sono stati descritti reef offshore, localizzati attraverso immagini satellitari.
Le scogliere marginali, nella scala evolutiva dei reef (reef succession) sono state descritte come le "prime" dal padre dell'evoluzione, Charles Darwin. Ovvero sono quelle strutture che per prime si insediano parallelamente alla linea di costa delle isole e poi, quando queste collassano, originano una laguna interna attorniata da reef di barriera. Le prime timide evidenze di questa teoria sviluppata da Darwin, arrivarono con le trivellazioni dei fondali dell'isola di Mururoa. Oggi però sappiamo che la genesi e la successione dei reef coralligeni è molto più complessa e la confusione è notevole. Spesso infatti, le barriere marginali sono confuse con i reef di scogliera, come spesso accade a kepulauan e in altre parti del mondo. Inoltre, non sempre è da attendersi il passaggio graduale da scogliera marginale a scogliera di barriera perchè non tutte le isole collassano.
Gli estesi reef intertidali sono dominati da coralli del genere Porites, noti anche con l'acronimo SPS (Small Polyp Stony), mentre le zone a maggior energia, dominate cioè dal moto ondoso, sono prevalentemente costituite da Acropora spp., Pocillopora damicornis e Montipora digitata. Le specie più abbondanti sono Porites lutea, Acropora intermedia, A. muricata, Porites rus.
Lungo le coste della Thailandia, i coralli crescono tra i 5 e i 15 metri di profondità; attorno alle piccole isole, in acque più trasparenti, sino a 30 metri (per una dettagliata mappa dei reef tailandesi vedere Chansang et al., 1999). Le comunità offshore, a differenza dei fringing reef, sono meno ricche e spesso composte da una sola specie.
Alle Andaman possiamo infine trovare una ulteriore tipologia di reef, i cosiddetti channel reefs (Reddiah, K. 1977), tipici delle linee di costa di isole affiancate, ove il moto ondoso e l’azione del vento sono attenuati dagli stretti bracci di mare che le separano. In queste zone infatti, il tasso di sedimentazione è elevato e tale da non permettere la proliferazione dei reef inshore, ove sono dominanti i generi Acropora, Pocillopora e Montipora.
I reef ove dominano gli alcionari sono davvero suggestivi; nell'isola di Havelock vi sono grandi distese e sono tutte perfettamente livellate. Infatti le escursioni di marea sono il fattore principale che controlla la crescita dei polipi, per cui solo i polipi che si trovano al di sopra di un limite ben stabilito dal livello di bassa marea sopravvivono, gli altri periscono perchè il tempo che intercorre tra bassa ed alta marea è troppo lungo e quindi, gli stessi polipi non possono resistere al diseccamento. In questo caso, le maree, sono un chiaro esempio di fattore abiotico limitante.
Ma quante sono le specie di corallo zooxantellate nel mare di Andaman? Ebbene, Wilkinson (2004) ha censito oltre 200 specie di coralli, ma sono sicuramente molte di più. Per esempio nelle acque della vicina Thailandia sono state censite oltre 350 specie appartenenti a 69 generi (Turak et al. 2005), molte delle quali endemiche della zona. La zona dell'arcipelago delle Andaman, ma anche le acque della Thailandia, del Myanmar e dell'Indonesia sono decsamente più ricche di specie rispetto ad altre zone dell'oceano Indiano. Ricordiamo infatti, che la stessa zona ricade all'interno del Triangolo dei Coralli, centrato sull'Indonesia, la zona a maggior biodoversità del globo.
Nella seconda parte di questo articolo, verranno descritte quelle che sono le influenze delle attvità umane sui reef dell'arcipelago Andaman e soprattutto i principali fenomeni di bleaching che hanno colpito la zona tra il 1993 e il 1998, con particolare enfasi all'evento del 1995; siamo in attesa, inoltre, della documentazione inerente l'ultima e massiva mortalità che ha colpito i coralli nel mare di Andaman nel corso del 2011.
Fine Prima Parte
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